Fora la mafia dal Veneto

Alla notizia che Giuseppe Salvatore Riina, figlio terzogenito del «boss dei boss» Totò Riina, verrà a vivere in Veneto, abbiamo provato, credo tutti, sgomento.

A un cittadino veneto onesto sembra impossibile che il pur iniquo governo di roma, nella persona del ministro leghista dell’interno Roberto Maroni, lasci libertà di movimento e di azione a malviventi pluri pregiudicati, storicamente capaci di inquinare anche gli ambienti più sani e di esportare la specialità tipica del belpaese, la mafia.

A pensare male si fa’ peccato, ma spesso ci si indovina, e viene da pensare che le istituzioni italiane non siano puramente ignave e indifferenti, ma ben più gravemente complici di quanto sta avvenendo sotto ai nostri occhi.

La destabilizzazione di un territorio nel quale cresce il fermento indipendentista, agevolando l’afflusso da una parte, di clandestini fatalmente dediti al malaffare, e dall’altra di personaggi in qualità di teste di ponte utili per la costituzione di vere e proprie cosche camorristiche nelle città venete, appare evidente.

Non si tratta purtroppo di un caso isolato come dimostra la vicenda di Zimella, con altro esponente delle criminalità organizzata italiana che viene, nostro malgrado, a stabilirsi da noi.

L’unico partito che si è mosso in difesa dei veneti è stato ancora una volta Veneto Stato, grazie all’iniziativa del gruppo di Verona del mese scorso.

Ora il problema si allarga a Padova e, c’è da scommetterci, la questione si allargherà ad altre città del Veneto.

A chi mastica politica indipendentista da qualche anno, vengono in mente le lotte durissime capitanate dei primi anni ’90 dall’allora Liga Veneta (cosa diversissima dall’attuale lega nord bossiana), capitanata dal mitico Fabio Padovan, che grazie a numerose manifestazioni, cortei, sit-in e scioperi della fame riusci a far desistere l’italia, che a partire dagli anni’80, tramite la legge sul “soggiorno obbligato dei mafiosi” mandò centinaia di pregiudicati in veneto, dando il via tra l’altro all’addestramento di Felice Maniero e della banda della “mafia del brenta”.

Sono proprio le vicende di 20 anni fa’ che ci insegnano la strada: un popolo guidato da persone coraggiose ed oneste ha i mezzi per combattere pacificamente i soprusi di uno stato corrotto e vincere la propria battaglia, una battaglia che è prima di tutto di giustizia sociale e di legalità.

Ancora una volta, come successe allora, abbiamo il dovere di metterci in moto e di gridare forte, e a viso scoperto “fora la mafia dal Veneto!”

Patrik Riondato
Veneto Stato – Coord. Area Brentana

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